Cos'è la Soul Motion
Soul Motion
La Soul Motion è una pratica di danza consapevole e di meditazione in movimento, dove per meditazione intendiamo quella condizione dell’essere in cui ci si dispone a sospendere il pensiero e a ricevere, osservare, ascoltare il momento presente così com’è. Nella Soul Motion offriamo la nostra attenzione e il nostro ascolto al corpo e a tutto ciò che lo abita: movimento, sentimenti, sensazioni, istinto, intuizioni. Attraverso la ricerca di questa presenza nel movimento libero, attiviamo un graduale processo di liberazione dalla mente condizionante per far emergere e lasciare spazio alla parte più compressa e spesso nascosta di noi con grande beneficio in termini di gioia, senso di efficacia e capacità di attraversare la vita con leggerezza, saggezza e intensità.
Nella Soul Motion danziamo attraverso 4 principali paesaggi relazionali e allo stesso tempo prendiamo costante ispirazione da 3 concetti di base.
4 paesaggi relazionali
- Danza intima – la danza con me stesso/a. A solo.
- Danza in comunione – la danza con un’altra persona. Duetto.
- Danza in comunità – la danza con il gruppo. Comunità.
- Danza con l’infinito – La danza con il Tutto. La connessione universale
I 3 concetti base
- Orientamento dell’orbita – Consapevolezza dello spazio a 360 gradi.
- Presenza nella pausa – Presenza e riconnessione con il proprio centro, da cui tutto parte, nel movimento e nella quiete.
- Eco e ispirazione – Disponibilità, consapevolezza e abbandono all’ispirazione del tutto intorno.
LA DANZA CONSAPEVOLE: cos’è e da dove nasce.
La danza libera e consapevole è una pratica nata negli Stati Uniti intorno agli anni Settanta grazie alla sperimentazione avanguardista e di rottura degli schemi della danzatrice, filosofa, musicista e artista americana Gabrielle Roth.
E’ grazie a lei e alla sua ricerca attorno al senso della danza riscoperta come potente pratica di allentamento della dominanza mentale sul corpo, un corpo che se invitato ad esprimersi ha un mondo da raccontare, che è stato fatto riemergere nella nostra cultura occidentale il potere trasformativo del danzare insieme ponendo al centro dell’esperienza soggettiva la propria consapevolezza.
Antropologi, etnologi, ma anche storici del mondo classico ci ricordano che nelle diverse culture la danza ha sempre rappresentato il modo più immediato per sospendere la mente dalle sue normali funzioni e invitare l’interiorità individuale e collettiva a connettersi allo Spirito della Creazione.
Nel tempo però, soprattutto nella nostra cultura tipicamente riduzionista e ossessivamente performante, il valore libero e rigenerante della danza come espressione di emozioni individuali e di gruppo, è stato confinato a quella che viene intesa principalmente come una pratica artistico-sportiva riservata ai cosiddetti danzatori, siano essi amatoriali o professionisti.
Ma per fortuna i tempi stanno lentamente cambiando e, mentre un crescente movimento di terapie somatiche di riequilibrio corpo-mente sta prendendo piede, seppur con grande cautela addirittura nel mondo medico, anche la danza libera, o danza meditativa o danza consapevole, sta guadagnando non solo l’adesione intuitiva e gioiosa di sempre più persone, ma anche una certa attenzione e credibilità scientifica.
Balla per me un minuto e ti dirò chi sei.
(Michail Baryshnikov)
La frase del celebre ballerino è molto significativa: quando un corpo si muove – diceva – è la cosa più rivelatrice.
Quando un essere umano ascolta la musica, nel suo cervello si attivano tutta una serie di messaggeri chimici che coinvolgono primariamente i centri dopaminergici del piacere e della ricompensa e, nello stesso momento, si attivano alcuni fasci neurali del cervelletto, cioè l’area che controlla la funzione e il coordinamento motorio. Ecco perché non possiamo trattenerci dal battere il piedino sul pavimento o annuire con la testa per scandire il ritmo quando ci arriva all’ascolto un pezzo orecchiabile. Se poi cambia il ritmo della melodia, cambia anche quello del nostro piede ed è stato dimostrato che cambia anche quello delle nostre connessioni mentali.
Siamo cablati per reagire alla musica con il movimento spontaneo.
Siamo cablati per danzare. Al di là di ogni controllo razionale.
E questo è vero per ogni essere umano. Di fronte all’obiezione difensiva “non fa per me”, “io non so danzare”, Gabrielle Roth – la grande ricercatrice e studiosa del movimento libero – rispondeva in maniera netta: “se hai un corpo, sei un danzatore!”
Consapevolezza in movimento.
Molti di noi hanno una relazione alquanto sbrigativa e superficiale con il proprio corpo: ci si accorge di lui solo quando c’è qualche intoppo nella sua funzionalità, quando il corpo, o una parte di esso, non riesce più a fare qualcosa che ci aspettiamo che faccia o quando qualche parte richiama attenzione facendosi sentire con un dolore più o meno intenso. Troppo spesso continuiamo a vivere il corpo come una macchina biologica al nostro servizio. O funziona come da aspettative e allora tutto va bene e ci dimentichiamo quasi di averlo, oppure si rompe e se si rompe dopo il panico subentra la volontà di aggiustarlo il prima possibile.
Eppure il nostro corpo è ben lontano dall’essere una semplice macchina biologica. Impregnato della nostra vita, dei nostri vissuti antichi e recenti, delle emozioni che lo hanno attraversato e che ogni giorno lo attraversano; intriso di memorie, di traumi e di vibrazioni elettromagnetiche fin nel più recondito spazio dei miliardi di atomi che ci compongono, rappresenta energia allo stato puro tenuta insieme in un disegno umano grazie ad un incessante movimento, che potremmo definire una meravigliosa danza, di fittissimi e intricatissimi scambi informazionali.
In sintesi, quando parliamo di “danza consapevole” ci riferiamo a quell’insieme di movimenti e quelle forme dinamiche che emergono dal corpo e attraverso il corpo, in risonanza ad una vibrazione/stimolo musicale dove l’osservatore è il danzatore stesso che si pone in uno stato di rilassata presenza, di attenzione, osservazione e ascolto di sé e del proprio mondo interiore.