Caffè, caffeina e salute

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Caffè, caffeina e salute

Ma il caffè fa bene o fa male?

Bevanda di uso comune nel nostro paese che vanta una tradizione unica al mondo nelle sue modalità di preparazione e nei suoi rituali di degustazione, il consumo regolare di caffè è circondato da dubbi, sospetti e spesso drastiche posizioni di rinuncia derivate dalle ipotetiche conseguenze negative sulla salute.

Eppure le principali evidenze che emergono dalla ricerca scientifica promuovono il consumo di caffè quale veicolo di sostanze farmacologicamente utili al nostro benessere!

Caffeina

Il caffè contiene moltissimi diversi componenti ma il più conosciuto è rappresentato dalla caffeina che costituisce dal 1 al 4% del peso del seme a seconda della varietà considerata.

Innanzitutto va tenuto presente che contenuto di caffeina varia molto in relazione alle modalità di coltivazione, di lavorazione e trasformazione dei chicchi ricavati dalla pianta e di preparazione della bevanda. L’assorbimento della caffeina è abbastanza rapido: la massima concentrazione nel sangue viene raggiunta tra i 15 e i 120 minuti dopo l’assunzione. I suoi effetti sull’organismo umano sono molteplici a partire dall’influenza sull’apparato cardiovascolare, sul sistema nervoso centrale, sul metabolismo energetico, lipidico e sulla diuresi (vi sarete accorti che bevendo molto caffè andate in bagno più spesso!). Ma dette conseguenze non sono necessariamente negative. Al contrario.

Caffè e rischio cardiovascolare

Come sappiamo la caffeina agisce sulla pressione arteriosa. Tuttavia gli studi in materia evidenziano che il consumo regolare e quotidiano di caffè riduce significativamente tale impatto in quanto induce un meccanismo di “tolleranza” alla caffeina  che in parole povere significa che l’organismo si “abitua” alla sua gestione e risponde in proporzione sempre minore alla sua azione stimolante. Inoltre altre sostanze contenute nel caffè (ad esempio gli acidi clorogenici) sembrano avere effetti benefici a lungo termine su alcuni fattori di rischio coronarico migliorando, contrariamente a quanto si crede, la funzionalità endoteliale. Quindi al momento la letteratura afferma che non si va incontro ad un aumento del rischio cardiovascolare con un consumo regolare e moderato (per il quale si intende un consumo massimo 3-4 tazzine al giorno) di caffè.

Caffè e diabete di tipo 2

E sì, sembra strano ma secondo alcuni studi epidemiologici il consumo di caffè sembrerebbe aumentare la sensibilità delle cellule all’insulina e quindi sembrerebbe correlare con una riduzione del rischio di andare incontro al diabete (alimentare). In particolare questo effetto positivo è stimato essere intorno ad una riduzione del 7% per ogni tazzina di caffè. Quindi 3 tazzine al giorno corrisponderebbero ad una riduzione del rischio del 21%. Ovviamente si parla di caffè senza zucchero!!! E di un consumo di caffè associato ad una dieta ragionata e pulita.

Caffè e patologie epatiche

Altri studi epidemiologici hanno dimostrate che bene 3 tazzine di caffè al giorno, riduce il rischio di gravità di danno epatico dovuto a cause diverse (alcool, virus, etc.). Così come in altri studi si è riscontrato che i bevitori di caffè presentano un rischio minore di andare incontro a danni epatici anche  di tipo importante come cirrosi e carcinoma epatico.

Caffè e patologie gastrointestinali

Ad oggi, nonostante le migliori linee guida internazionali raccomandino di evitare il caffè in caso di malattie infiammatorie croniche intestinali, ci sono evidenze scientifiche che danno indicazioni contrarie. Il che significa che in presenza di  reflusso, dispepsia, gastrite e tumore allo stomaco l’eliminazione del caffè non è di alcun beneficio in quando non è quello l’elemento che correla con il mantenimento o il peggioramento di quella situzione disfunzionale o patologica.

Caffè e patologie neurodegenerative

Negli ultimi anni sono state attribuite proprietà benefiche al caffè e alla caffeina nei confronti delle principali malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e declino cognitivo che si manifesta durante la terza età.

Caffè e proprietà antitumorali

Negli ultimi trent’anni il anni il consumo di caffè è stato spesso associato ad un aumento del rischio di tumore. Il punto è che  molti studi sono viziati dalla presenza di altri fattori (detti fattori confondenti) come ad esempio il fatto che molti bevitori di caffè sono o sono stati anche dei grandi fumatori di sigarette il che sarebbe sufficiente per invalidare le conclusioni negative sul caffè. Studi più recenti, al contrario, hanno riabilitato questa bevanda attribuendole addirittura effetti benefici e protettivi soprattutto nei confronti di cancro del fegato e dell’endometrio.

Sensibilità individuale e conclusioni

In conclusione va ricordato che esiste nei confronti del consumo di caffè una notevole differenza in termini di sensibilità individuale. Ciò significa che alcune persone tollerano tranquillamente gli effetti anche più immediati della bevanda a livello circolatorio e neuroumorale mentre altre ne risentono in maniera tendenzialmente più destabilizzante. Un esempio tipico è rappresentato  da quelle persone che soffrono di disturbi del sonno (insonnia conclamata o cattiva qualità del sonno) per le quali effettivamente può essere raccomandabile ridurre fino ad eliminare in alcuni casi il consumo di caffè nell’intera o nella seconda parte della giornata.

Insomma gli studi disponibili e più aggiornati sugli effetti del caffè sul nostro organismo ci portano a concludere che, consumato in maniera moderata (3-4 tazzine al giorno) il caffè rappresenta sicuramente una bevanda da vedere positivamente anche a fini salutistici.

 

 

Liberamente tratto da “Alimentazione ragionata e componenti nutritivi – Caffè caffeina e salute” – I.Bertini e M.R. D’Isanto.